L’Età Magnogreca e Romana
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ra ilVIII e il VII secolo a.C. si registra una
trasformazione radicale del sistema insediativo delle nostre popolazioni. Prima
dell’arrivo dei coloni spartani, il popolamento della nostra zona si concentra
in alcuni insediamenti, analoghi al comprensorio salentino. Il nostro
territorio fu occupato da coloni greci: il loro interesse si manifestò verso
l’area a Nord-Ovest, ampia e ben irrigata dai corsi d’acqua come il Galaso, il
Tara, il Patemisco, il Lenne e il Lato. Nella
stessa area è documentata la
rioccupazione con una cultura funeraria greca sovrapposta a quella indigena più
antica. Fra il VII e il VI secolo a.C. si registra la crescita di abitati
rurali concentrati su alture con ruolo strategico come nel sito di Montecamplo.
I coloni greci, sin dal primo momento, condussero un’offensiva decisa per assicurarsi una porzione di territorio molto ampia e le zone migliori. Questa espansione non incontrò resistenza. Vengono occupati a scopi difensivi le alture e i punti di controllo delle vie di penetrazione verso l’interno: i coloni non si spingono più in profondità. Sul destino della popolazione Peuceta originaria dell’area occupata, vi fu o l’asservimento di tipo subalterno, o la fuga verso l’interno, in alcune circostanze, anche lo sterminio.
La situazione meglio documentata nel nostro territorio è quella del VI secolo a.C. con la produzione ceramica con caratteristiche locali. A Laterza la comunità sviluppò ornamenti particolari con preferenza per dettagli morfologici o decorazioni specifiche, con la creazione di botteghe locali. I crateri costituiscono l’espressione più rappresentativa della ceramica locale con volatili di profilo e collegamenti con le produzioni delle zone di Metaponto. Queste attestazioni risalgono al VII e VI secolo a.C. A partire dal VI secolo a.C. si manifesta una maggiore densità insediativa. A Sud-Ovest gli abitanti riconosciuti sull’altura di Monte Santa Trinità e di Follerato, presso il Passo di Giacobbe, dominano alcune strade naturali di accesso verso l’interno dove i centri indigeni di frontiera si sviluppano lungo una via di collegamento con le Murge centrali.
Le
sepolture di Laterza manifestano la posizione rannicchiata nell’inumazione: il
corredo funerario è di strumenti bellici per gli uomini, oggetti di ornamento,
anche in oro e argento, per le donne (500 a.C.). Fra il VII e il VI secolo
a.C., l’occupazione della pianura da parte dei greci costringe gli indigeni ad
occupare zone meno agevoli con uno stato di belligeranza o difesa continua
delle due comunità. Nella popolazione si afferma una classe aristocratica: il
gruppo sociale al potere è espressione di una società in profonda
trasformazione come conseguenza del confronto con la cultura greca. La società di Laterza in questo periodo
utilizza ceramiche di gusto tradizionale. Per le tombe maschili vi è un ricco
corredo bellico. Nel rito funerario vi è la presenza del vino. Il vasellame a
vernice nera è magnogreco come si nota dai reperti conservati nel museo di
Matera. Nel 473 a.C. i Peuceti della nostra zona inflissero una pesante sconfitta
ai greci di Taranto. La documentazione di questo periodo si fa rara, i centri
di Montecamplo subiscono una flessione; vi è una ripresa a partire dal IV
secolo quando si registra una influenza più accentuata delle colonie greche.
L’organizzazione dell’abitato è per gruppi insediativi distinti con aree di
necropoli in connessione con i singoli nuclei. Laterza doveva concentrarsi in
un’area non molto ampia corrispondente al sito dell’abitato medievale, sul
ciglio della Gravina in posizione protetta e dominante. In posizione opposta vi
erano le necropoli fra via C.Colombo e via Dante. E’ stato rinvenuto vasellame
attico con figurazioni, materiale fittile e metallico greco, elementi che
rivelano un forte attaccamento alle tradizioni.
Del
periodo romano e fino al IV secolo d.C. possediamo documenti epigrafici, un
complesso di tombe di notevoli dimensioni, i resti dell’acropoli. Nella parte
bassa del paese si estende un quartiere organizzato in più isolati. Fra la fine del IV e l’inizio
del III secolo a.C., quando Taranto perse la sua autonomia, il territorio di
Laterza diventò zona di transito e punto di fortificazione militare su
Montecamplo da dove si dominava la fascia litoranea. Vi fu una ristrutturazione
agraria delle campagne che subirono forti trasformazioni: si crearono zone con
colture specializzate nella produzione di olio e vino e altre destinate a
coltura cerealicola e a carattere di latifondo erano gestite da famiglie
estranee alla comunità locale. L’allevamento acquisterà un ruolo particolare
con la transumanza: un passo di Varrone ci dà notizia del trasferimento di
greggi dall’Umbria fino al nostro territorio e alla costa per essere venduto
nel mercato di Eraclea. In definitiva, il periodo
romano vide l’avvento del latifondo nel nostro territorio, ma la società
indigena si romanizzò nel corso di questi secoli.