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Visualizzazione dei post da gennaio, 2018

La scuola a Laterza negli anni '40-'50... e '60

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(da Evoluzione sociale ed economica di E. Caputi) La maggioranza della popolazione era analfabeta o aveva frequentato le prime classi delle scuole elementari perché per vivere bisognava che i ragazzi, "dovevano portare il pane a casa". I centri scolastici dove si dava l'istruzione nel nostro comune erano limitati alla Scuola materna Regina Elena (asilo delle suore) ed alla scuola elementare A. Diaz. Quei pochi che frequentavano le elementari, in quel periodo, per circa due o tre anni andavano a scuola in locali di fortuna. Si iniziava con le asticine, i tondini e quello che prima di tutto si insegnava era il modo di comportarsi nella vita: educazione verso il padre e la madre e verso il prossimo. Chi trasgrediva questi valori veniva punito o con delle bacchettate sulle mani o stando in ginocchio dietro la lavagna durante l'orario di scuola ed anche con il voto di condotta insufficiente che spesso faceva ripetere l'anno.

LATERZA NEL TEMPO (1967-72)

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(da Evoluzione sociale ed economica di E. Caputi) All'amministrazione Leogrande subentrò quella di Alessandro De Benedetto. Fu quella di De Benedetto la prima amministrazione non monocolore DC che si formava ma durò pochi mesi. Il sindaco De Benedetto a malincuore accettò di dimettersi per ordine della federazione DC  di Taranto la quale impose allo stesso di lasciare l'incarico e formare un'amministrazione di Centro-Sinistra da lui presieduta. Nacque così la prima amministrazione di centro sinistra di Laterza con il Prof. Carmenio Acquasanta vice sindaco del partito socialista unificato (Psi - Psdi dall'ottobre 1967 all'ottobre 1968). Si costruì l'ambulatorio comunale della Via di Castellaneta; si portò a termine la costruzione della scuola media Dante; si istituì la raccolta dei rifiuti a domicilio. I rifiuti prima venivano buttati per strada a cielo aperto e poi caricati sui mezzi di trasporto. Furono costruite la scuola materna e buona

Chiesa di San Giacomo

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L'epoca di fondazione della chiesa è ignota anche se è certamente precedente alle citazioni cinquecentesche. Pare sia stata effigiata e consacrata nella visita pastorale del 1584. Fu interdetta al culto verso la metà del 1700 per cui l'altare fu trasferito nella chiesa della Santissima Croce, fuori le mura. La struttura è suddivisa in due parti: la prima, più antica, è una chiesa ipogea dedicata a San Giacomo I; la seconda, intitolata a San Giacomo II, verso il gradone della Gravina, è semi ipogea, cioè in buona parte scavata nel masso tufaceo, con le pareti rivestite da conci di tufo e lamiate con volta costruita. Gli affreschi visibili sono quelli di san Giacomo I con scene che si riferiscono al pellegrinaggio di tre pellegrini al Santuario di Compostella; sono ancora visibili il Giudizio Universale e San Giacomo II. Tracce di affreschi illeggibili sono il piccolo affresco di Santo Benedicente. "Laterza Sacra" di C.Dell'Aquila

Chiesa rupestre di San Vito

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Prima delle Maria SS Mater Domini il Patrono di Laterza era San Vito. A Lui era dedicata l'omonima chiesa rupestre sita in contrada Selva San Vito, su uno scorcio della maestosa Gravina, al termine del Ponte a poca distanza dal centro abitato. Esterno prima dei restauri La chiesa risalente al XVI secolo, si presenta a pianta longitudinale ad ala unica. La struttura è divisa in due parti: la prima è semi ipogea, la seconda è completamente scavata sul banco tufaceo. Interno prima dei restauri San Vito giovane L'affresco di San Vito giovane, regge con la mano destra dei guinzagli che legano due cani (oggi non più visibili), mentre nella mano sinistra stringe una croce. A destra e a sinistra del Santo vi sono rappresentati i Santi Medici Cosimo e Damiano. Ingresso post restauro San Vito ristrutturata La suddetta chiesetta subì nel 1500 il crollo della volta tufacea che fu prontamente restaurata nel 1540 in occasione di una visita pastorale. Su

La Cantina Spagnola

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E' la chiesa rupestre più famosa del nostro paese, adibita anticamente sia a luogo di culto, che profano. La sua costruzione risale al XVII secolo. La Cantina Spagnola o “Grotta dei Mammocci" si erge sotto il pianoro di San Pietro, nelle vicinanze del ponte sulla via per Ginosa a Sud dell'abitato. All'interno della struttura, al suo ingresso, vi sono due mascheroni scolpiti sul soffitto tufaceo. Essi servivano per scaramanzia, per scacciare gli spiriti maligni come da consuetudine nel periodo antico. Nella zona prospiciente vi era un'altare, come testimoniano tracce di affreschi sacri, denominati “La natività".  Accanto alla natività si nota un altro affresco, quello della “Cacciata dal Paradiso terrestre di Adamo ed Eva", rappresentato da un albero ricco di fogliame accanto al quale vi è Eva che regge in mano il frutto e Adamo che protende il braccio in avanti. In fondo alla parete vi è rappresentato in altorilievo un “cavallo sellato" con l

Le Chiese rupestri di Laterza

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Elenco Chiese Rupestri ·          Santa Domenica, Cripta Mater Domini ·          Sant'Antonio del Fuoco ·          Calvario (Santa Maria della Concezione) ·          Giardino della Commenda di Malta ·          San Pietro (detta Cantina Spagnola) ·          San Giacomo Maggiore ·          Grotta Nuda o del Pagliaio ·          San Giovanni Battista ·          Cristo Giudice ·          San Giorgio ·          San Leucio ·          Santa Maria del Carmine ·          Santa Maria di Papariello ·          San Vito ·          Madonna Delle Rose ·          Affresco della Madonna ·          San Francesco e SanNicola ·          Santo Stefano ·          Santa Caterina I ·          Grotta del Fregio ·          Santa Caterina II

LATERZA NEL TEMPO (IL DOPOGUERRA)

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... Proclamata la Repubblica anche a Laterza iniziò la vita politica democratica e quindi lo sviluppo sociale. A Laterza fu costituita, come in tutti i comuni Italiani, la sezione del partito di Azione, che comprendeva tutti i partiti che erano stati cacciati dalla vita pubblica durante il ventennio fascista. Questa formazione politica comprendeva, nel proprio interno, il partito comunista, il partito socialista, i popolari, (così erano chiamati i democratici cristiani), tutti gli ex partigiani, per dirla in breve tutti gli oppositori del fascismo. La sezione di questo partito era a Laterza ubicata nel locale a fianco della Chiesa di S. Antonio ora adibita a Banca e prima a ferramenta Gramegna.... (da Evoluzione sociale ed economica di E. Caputi)

Apparizione Mater Domini Laterza

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Disco realizzato a cura del Santuario Mater Domini di Laterza (TA) in occasione dell'anno Santo 1975. Digitalizzato da Orgoglio Laertino. Gli Interpreti: Alberto Lori, Gabriella Armensi, Don Michele Pascale, Valerio Degli Abbati, Teresa Perrone, Epifanio Tamborrino, Giuseppe Ferrara, Rosa Perrone, Flora Carosello, Nunzio Cafaro, Piera Vidale, Marcello Bonini, Giacomo Ricci. https://www.youtube.com/watch?v=TkxwsMXN9Rc&feature=youtu.be

IL LATINO DI LATERZA

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IL PERIODO ROMANO Ma i Romani, oltre a queste loro vestigie, che hanno subito l'evoluzione dei tempi e degli uomini, hanno lasciata un'altra impronta inconfondibile con nessun'altra di diversa nazionalità, cioè la lingua: E' nel linguaggio che riposa uno degli elementi costitutivi della nazionalità. Essa ha un'efficacia infinitamente superiore della razza e della religione; giacché il popolo vi trova una testimonianza viva e perenne della propria unità e fratellanza. Una gente, che parla una lingua unica, ha necessariamente una fondamentale eguaglianza di pensiero e di sentimento e questa unità intellettuale è la più salda base della unità civile e politica. Ciò sentirono i Romani che ai popoli conquistati imponevano, quale obbligo primo ed assoluto, l'apprendimento della lingua latina. Soggiogata Taranto, Roma impose le sue leggi e la sua lingua, che si diffuse per tutte le popolazioni dove portò le sue aquile; onde anche da noi; giacché vediamo, che da oltre d

Testate Atomiche Italo-Americane a Laterza

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Erano gli anni della "Guerra Fredda".  A Laterza si parlava del "Campo dei Missili" Simulacro oramai crollato La base logistica era ubicata all'uscita della cittadina sulla sinistra lungo la via per Castellaneta. Durante il sopralluogo del giugno 1998, è risultata completamente abbandonata e senza recinzio­ne; rimangono le tracce delle vie interne, il muro di ingresso, i basamenti di alcune costruzioni e la cabina elettrica. Evidente il pascolo abituale di bovini.  Base logistica Stemma sul muro di cinta base logistica L'area di lancio, posta su un pianoro con vista sul mare di Ginosa Marina e su una pianura ver­deggiante, è pressoché intatta. Altana Campo dei Missili Le torrette si stagliano ancora sul bel panorama. Pulita ed ordinata, non coltivata e senza recinzione, è rimasta allo stato naturale, con i cespugli bassi e le pietraie, con i fabbricati, le piazzole e le vie interne, il terrapieno con muro divisorio, le canalette

U SCARPAR' (IL CALZOLAIO)

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Anni '40-'50 ... L'arte non era difficile, né l'arredamento di una bottega era molto dispendioso. Un ripostiglio di due o tre mq., un martello, un trincetto (punteruolo), una lesina (coltello), alcune sagome per scarpe, un ago, lo spaghetto, un po' di pece erano sufficienti per aprire una bottega. Il mestiere si apprendeva fin da bambini. Dopo la chiusura delle scuole, infatti, le mamme mandavano i loro figli alla bottega per l'apprendimento di un mestiere e per evitare che con scorribande per le strade ghiaiose del paese rovinassero prima del tempo le scarpe . Il tirocinio durava parecchi anni dopo la scuola elementare. I ragazzi dovevano imparare prima a raddrizzare i chiodini recuperati dalla tomaia, ad appuntire lo spago con la setola di maiale o di cinghiale intrecciata, ad infilare il filo nella cruna, a passarvi la pece per renderlo più resistente, a tagliare il cuoio in modo preciso, a passare la carta vetrata per rendere il lavoro perf

MESTIERI SCOMPARSI - IL RIPARATORE DI VASI

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Girava per le strade del paese con una cassetta di legno piena di attrezzi del suo mestiere: trapano, argilla, pezzetti di ferro, stagno. Molte donne lo chiamavano perché gli utensili della casa, essendo in terracotta, sovente si rompevano: anfore, orci, giare, vasche, orci per il vino, recipienti per il lievito, pignatte in terracotta. Il riparatore si sedeva sulla soglia della porta, con il trapano praticava i buchi, li fermava con pezzetti di ferro, poi spalmava argilla e terra rossa sciolta nell’acqua.

L'Ospedale di Laterza

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L'Ospedale a Laterza c'era!! Via Ospedale Esso era sito nella "Contrada di San Giuliano" nei pressi del Purgatorio in Vico Ospedale appunto, che ne ubica indelebilmente il nome ed il luogo. Interpretando questo atto notarile si desume quanto su detto:  "Era il il 20 maggio 1740, quando il Rev. Don Giuseppe Domenico Cristella per atto del Notaio Agostino Renzi di Laterza, lasciava dei legati, oltre che per spese di culto, ...per limosine, medicinali e vitto ai poveri del Comune..." al suddetto ospedale appunto. Il Vecchio Ospedale

Laterza al tempo della Guerra

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L'occupazione delle truppe tedesche fatta sul territorio Italiano nel 1943 si fece sentire anche nel nostro comune. Una compagnia si insediò a Laterza ed il comando era nel palazzo Dell'Aquila... Questa occupazione durò qualche mese e la cittadinanza fu sottoposta alla legge marziale del tempo: coprifuoco, risposta alle chiamate per chi circolava nelle campagne altrimenti era fucilato a vista, divieti di associazione di cittadini. Ogni giorno cittadini di qualsiasi ceto, rastrellati nelle case o nelle vie, venivano incolonnati e condotti nelle campagne e, sotto la minaccia delle armi, i tedeschi facevano costruire trincee, uccidere animali che facevano rubare agli stessi concittadini per sfamare le truppe di occupazione, affamando così la popolazione. Le Trincee (da Evoluzione sociale ed economica di E. Caputi)

LATERZA NEL TEMPO (1959 - 1962)

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(da Evoluzione sociale ed economica di E. Caputi) Subentrò al sindaco Montrone, l'architetto Michele Giannico, esponente della Democrazia Cristiana provinciale ed amico di Mons. Mottolese Arcivescovo di Taranto. Era figlio di un coltivatore diretto laertino, maturato nell'ambiente cattolico di Taranto per cui riuscì ad avere finanziamenti per grosse opere a Laterza: il ponte sulla gravina,  il completamento della rete fognante per l'intero paese,  l'apertura al culto della chiesa S. Croce,  la sostituzione dell' Obelisco originario della Fontana di Piazza Vittorio Emanuele.

Le Mura di Cinta

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Porta Secondaria, vicino al Purgatorio L'abitato è diviso in paese vecchio e nuovo: il primo è circondato ad Oriente dalla gravina, a Sud dallo Sciuvilo, a ponente dall'antica porta della fontana risale per ricongiungersi in su al Palazzo Marchesale. Il paese era chiuso da due porte, una, costruita in carparo, ancora oggi è visibile a pochi metri passata la Chiesa del Purgatorio verso la fontana, e da questa dista una cinquantina di metri e fu fatta demolire quando si rese pericolante per il terremoto del 1857. L'altra porta, detta porta del piano, perché di là da essa verso Nord esisteva un largo spazio di terra (attuale Corso Vittorio Emanuele con i giardini pubblici) e fu demolita nel 1826 quando si edificò il Palazzo Comunale insieme alle mura, che dal Palazzo Marchesale arrivavano alla gravina. Un'altra piccola porta che ancora oggi esiste nel vicolo a destra di chi si porta sulla piazzetta dal paese vecchio, prima di arrivare alla Chiesa Matrice. Detta

MESTIERI SCOMPARSI - IL LAMPIONARIO

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Era addetto all’accensione e spegnimento delle lanterne del nostro paese fino al 1926, quando ancora non vi era la corrente elettrica. Si metteva sulle spalle la scaletta e percorreva la via principale del paese; si fermava agli incroci dove pendevano le lanterne di ferro a pianta poligonale. Portava con sé il carburo di calcio, composto solido; saliva sulla scaletta, svuotava la lanterna dei residui di carburo, vi metteva pezzetti nuovi, poi accendeva; ritornava il giorno dopo, al mattino presto, per spegnerle.

Il Conciapelli (U’ Cunzator) - Francesco Panettieri

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Nel 1856 si contano a Laterza 35 Conciapelli. Primitivo e lento era il sistema di conciare e le finiture risultavano molti prezise tanto da far accorrere le genti dei paesi vicini a portare le pelli di ogni specie a conciarle. I conciapelli  si recavano presso le varie fiere e smaltivano in giornata  le loro merci, guadagnando conseguentemente molto. Ma nonostante questo, dalle trenta concerie esistenti nell’800, oggi non ve ne è neanche una. La modernità con l’industria chimica ne ha causato la scomparsa.L’ultimo laertino maestro “conciario”è stato Panettieri Francesco. 

MESTIERI SCOMPARSI - IL CALZOLAIO

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Le tomaie erano i prodotti finiti del sapiente lavoro del calzolaio di un tempo: fatte in pelle di diversa qualità, come la vacchetta, pelle di mucca che serviva per confezionare scarpe di campagna; la pelle di vitello invece, era usata per le scarpe degli sposi, mentre la pelle di capretto serviva per quella dei signori. Tutte le scarpe venivano fatte su misura ed erano ordinate per la festa patronale.  Quando si rompevano bisognava farle riparare: venivano applicate le suole o le mezze suole o la tomaia. Il deschetto del calzolaio era pieno di vari attrezzi: punteruoli, arnesi di varia forma, spaghi per cucire, strisce di suole ammorbidite.  Ogni calzolaio preparava lo spaghetto, lo ungeva di pece e lo usava per cucire. Terminata l’operazione della cucitura, il materiale avanzante veniva usato per le piccole riparazioni.  Nel Centro Storico Via Chiesa era la zona dei calzolai che hanno esercitato fino alla fine degli anni ‘50. 

LE TRADIZIONI POPOLARI - FESTIVITÀ RELIGIOSE A LATERZA

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Il mese di Maggio è il più atteso dai laertini, vi ricorre, infatti, la festa della Mater Domini, patrona di Laterza che da secoli scandisce il passare degli anni. Il 20 Maggio una pioggia di petali profumati e bigliettini votivi copre la statua della Vergine lungo il percorso che va dal Santuario alla Chiesa Madre di San Lorenzo. La processione si snoda lungo le vie del paese fra ali di folla composta. La statua della Venerata, una volta giunta in San Lorenzo, viene esposta ed è oggetto di visite da parte dei fedeli. Una processione in senso inverso viene effettuata il giorno dell’ottava e riporta la statua della Vergine al Santuario fra la presenza di pellegrini provenienti da altri paesi. Particolare interesse suscita il corteo dei fedeli aperto dai “tamburre” (gruppo bandistico di bassa musica) ed uno stendardo che riproduce l’immagine della venerata. Seguono le “verginelle” che hanno appena ricevuto il sacramento della comunione, fino a non molto tempo fa preceduto