Le tradizioni popolari - Riti e Superstizioni

Le credenze relative all’esistenza di esseri visibili e invisibili come geni, demoni, spiriti capaci di influenzare in modo benefico e malefico il corso della vita degli uomini, le pratiche per utilizzare a proprio vantaggio le energie naturali, il bisogno di attribuire ad oggetti o raffigurazioni valore simbolico, sono tipiche forme di tradizioni degli antichi abitatori del territorio laertino. Lo stesso rito dei defunti presso le popolazioni Peucete, con le credenze religiose diffuse più di 2500 anni fa, prevedevano la sopravvivenza in una vita ultraterrena. Ciò si deduce dall’orientamento dei sepolcri in direzione Est-Ovest, in rapporto con il moto del sole dal sorgere al tramonto; la disposizione fetale dei defunti, adagiati nella terra come in un nuovo grembo materno, con il cerimoniale funerario con banchetti e libagioni (u’ quenze), iniziano alla vita ultraterrena. I nostri avi erano convinti del prolungamento della vita nell’oltretomba e disponevano un ricco corredo funerario anche per assumere cibi e bevande. La consuetudine di esporre i cadaveri con deposizione del defunto sul letto funebre con i piedi verso la porta, ci ha portato a disporre il letto in altra direzione, per scacciare in questo modo, con un atto di magia imitativa, la morte. Significativa è anche la pratica delle costruzioni sepolcrali dei Dolmen, dei Menhir e delle Specchie. La credenza del malocchio ha indotto gli antichi abitatori del nostro territorio a difendersi con oggetti neutralizzanti come le antefisse fittili a testa di gorgone o di sileno nelle costruzioni delle nostre zone. 

La funzione di amuleto veniva data a manufatti di forma particolare come i pendagli ritrovati nei corredi funerari. In una tomba dell’Età Eneolitica della Valle delle Rose, è stato ritrovato un amuleto in rame a forma di scarpa e un simbolo fallico in osso con numerose accettine forate in pietra levigata che testimoniano la trasposizione nella sfera magico superstiziosa di oggetti destinati ad uso pratico. Altri oggetti ritrovati sono il nodo ercuneo, la lunula, i dischi fittili. Per gli antichi laertini magia e religione costituivano un nesso inscindibile: carattere magico presentano i riti propiziatori per ingraziarsi potenze superiori che controllano il corso della natura e della vita umana come il focolare in struttura litica con resti di frustuli di carbone e graminacee a testina antropomorfa fittile, raffigurazione della dea madre o gli oggetti anatomici in terracotta come mani, piedi, gambe, braccia, mammelle organi genitali maschili e femminili, maschere teatrali tavolette poliviscerali, fruttuli fittili. Il ruolo predominante dell’allevamento nell’economia produttiva delle nostre popolazioni della Murgia diventava motivo di ispirazione per i figuli che riportavano sui vasi forme di animali, occhio umano, satiri. Un significato propiziatorio assumevano i numerosi oggetti offerti ai defunti. Alcune superstizioni diffuse ancora oggi fra i laertini, conservano una analogia sorprendente con le credenze remote: si pensi agli amuleti indossati come gioielli, all’offerta di ex-voto nel Santuario, al significato attribuito alle corone e ai fasci di fiori offerti ai morti.