LE TRADIZIONI POPOLARI - FESTIVITÀ RELIGIOSE A LATERZA


Il mese di Maggio è il più atteso dai laertini, vi ricorre, infatti, la festa della Mater Domini, patrona di Laterza che da secoli scandisce il passare degli anni.

Il 20 Maggio una pioggia di petali profumati e bigliettini votivi copre la statua della Vergine lungo il percorso che va dal Santuario alla Chiesa Madre di San Lorenzo. La processione si snoda lungo le vie del paese fra ali di folla composta.

La statua della Venerata, una volta giunta in San Lorenzo, viene esposta ed è oggetto di visite da parte dei fedeli. Una processione in senso inverso viene effettuata il giorno dell’ottava e riporta la statua della Vergine al Santuario fra la presenza di pellegrini provenienti da altri paesi.

Particolare interesse suscita il corteo dei fedeli aperto dai “tamburre” (gruppo bandistico di bassa musica) ed uno stendardo che riproduce l’immagine della venerata. Seguono le “verginelle” che hanno appena ricevuto il sacramento della comunione, fino a non molto tempo fa preceduto dai gruppi delle confraternite di San Carlo, della Vittoria, dell’Assunta, del Purgatorio, distinguibili dai colori delle mantelline.
La processione è accompagnata da file di fedeli recanti in mano in segno di devozione un cero acceso. Il corteo retrostante la Vergine è aperto dai rappresentanti del Comitato e dalle autorità civili e militari. Seguono i gruppi bandistici e una folla di fedeli. Tradizione vuole che l’inizio e la fine della processione siano sanciti dal cosiddetto “pjizz’” (fuochi artificiali).

Il programma religioso è accompagnato da uno civile con illuminazione artistica, concerti bandistici e musica leggera, fuochi pirotecnici e la tradizionale fiera il giorno 21 Maggio.
Particolare interesse suscitò nel 1985 il pellegrinaggio chiamato “Peregrinatio Mariae” che interessò le parrocchie locali durante la Quaresima per festeggiare il Bimillenario della nascita di Maria.


Altra festività locale è quella in onore di Maria SS delle Grazie ricorrente il Martedì dopo Pasqua. In tale giornata i laertini si riversano in periferia del paese sulla via per Santeramo ove è sita la chiesetta che per l’occasione ospita l’immagine sacra. Molti sono coloro che considerano questo giorno la vera Pasquetta dei laertini per la particolare atmosfera del luogo dei festeggiamenti. La presenza dei macellai locali con il cosiddetto “fuquone”, preparano le specialità dell’arrosto. Vi si consuma il dolce chiamato “scarcedda”. La processione riporta l’immagine sacra nella chiesa di Santa Filomena a bordo di un carro addobbato per l’occasione.


Il 16 Luglio si svolgono i festeggiamenti in onore della Madonna del Carmine, protettrice degli artigiani. Questa festività assume un particolare fascino dovuto al luogo di svolgimento della funzione religiosa (piazzale antistante la chiesa dell’Assunta) e per il fatto che la processione ha luogo nel tardo pomeriggio. Tradizione vuole che in questa giornata tutti gli artigiani del paese si fermino. Anche in questa occasione il programma dei festeggiamenti è arricchito da intrattenimenti di spettacoli che allietano il paese nei giorni 16 e 17 Luglio.


Il giorno 27 settembre (recentemente la festa si svolge l’ultima domenica del mese)si festeggiano i Santi Medici Cosma e Damiano. Particolare di questa festa è il percorso della processione che si spinge all’interno del centro storico attraversandolo nelle sue parti più caratteristiche quali la zona della Fontana medioevale e del Purgatorio.


I festeggiamenti in onore di San Lorenzo, a cui è intitolata la chiesa Madre, con relativo programma religioso e civile si svolgono nel Centro Storico.


Il giorno di Santa Lucia il programma religioso viene arricchito dalle “panova” (grande falò) e dai fuochi d’artificio serali.

Il 13 Giugno, con una solenne cerimonia religiosa all’aperto, nel piazzale antistante il Convento dei Cappuccini e con le numerose “chiesuole” che i bambini si divertono a costruire nei propri rioni utilizzando come ornamento catenelle con le scritte votive raccolte il giorno della processione della festa patronale, Laterza , unico paese nella provincia di Taranto, festeggia il Santo di Padova. Pochi giorni prima del 13 Giugno i bambini battono le vie del paese chiedendo un’offerta a Sant’Antonio. Il ricavato serve per acquistare candele, mortaretti, stelle filanti e altro materiale pirotecnico che si accenderà il giorno della festa quando, su una parete esterna della strada del rione, viene realizzata la chiesuola con festoni di catenelle colorate. E’ questa una festa del quartiere che termina con mortaretti e stelle filanti.

Vi sono alcuni che, devoti di San Vito, rifanno la chiesuola due giorni dopo. E’ questa una tradizione che affonda le sue radici nel tempo, ma è tenuta ancora in vita con entusiasmo.

A Laterza si officia la Novena a Gesù Bambino al mattino presto e l’annuncio è dato dal suono delle campane e dalla Bassa Musica, dallo scoppiettio dei petardi che si sentono durante tutta la celebrazione.
Sin dai primi secoli del Cristianesimo il Natale era presente in alcune pitture delle catacombe. Le sacre rappresentazioni si diffusero nell’Italia centrale nei secoli XIII e XIV con il Presepe. San Francesco nel 1223 realizzò il primo presepe vivente. Il primo albero di Natale lo realizzò la Duchessa di Brieg nel 1611.
In ogni casa laertina è presente l’albero o anche il presepe guarnito di luci, fili argentati e altro. I laertini, fino a non molto tempo, fa bruciavano nella notte della Vigilia del Santo Natale, un grosso ceppo che aveva il significato di distruggere il peccato originale; le mamme continuano a dire ai piccoli che il fuoco si accende quella sera per asciugare i pannolini del bambinello; così torna in mente “l’assucapanne”,

asciugatoio di giunco a forma di cupola che veniva posto sul braciere perché il calore tenue della carbonella asciugasse i pannolini di stoffa dei bambini. Nella notte della Vigilia ci si intrattiene nelle case a giocare a tombola, a carte. Nella Notte Santa non si poteva concepire una nuova vita, atto di penitenza che obbligava non solo alla contemplazione dell’evento, ma anche ad espiare il peccato originale.

I Sepolcri del periodo pasquale partono in processione dalle tre parrocchie del paese, subito dopo la celebrazione in “Cena Domini”, la sera del Giovedì Santo. Sfilano, e a volte si incrociano annunciati dalla croce. Intonano canti, letture, preghiere, sferzati da un umido vento di scirocco. Procedono lentamente coprendo gli spazi cittadini che separano i luoghi sacri in cui decine di “sepolcri” annunciano e colorano la presenza del Cristo. Quella dei Sepolcri è un usanza popolare significativa della religiosità laertina; trova le sue origini nella cultura contadina del culto della terra, nelle ansie e nelle attese legate ai tanti bisogni dell’universo agricolo. Sistemate in piatti piantine di grano, lenticchie, ceci, piselli crescono nascosti alla luce del sole “i s’bbul’ch” preparati a partire dal 25 Marzo, giorno dell’Annunziata.

La sera del Martedì Santo fanno mostra di sé nelle chiese ai piedi dell’altare, pronti ad essere adorati insieme all’evento di cui sono simbolo ed elemento sacrificale. Un tempo ritornavano ai campi perché li proteggessero dalla cattiva annata. La partecipazione popolare diventa totale la sera del Venerdì Santo, con la rappresentazione dei Misteri. Subito dopo la celebrazione in “Passione Domini” che trova il suo epilogo nello scoprimento della croce, la processione parte da Santa Filomena e si snoda, fra canti e preghiere, tra due ali di folla, per il percorso cittadino con una drammatizzazione dai contenuti simili alla vita di tutti i giorni.