La Fornaia


Il pane di una volta veniva fatto lievitare a lungo sia in casa che nel forno; veniva lasciato riposare sulle tavole fin quanto si completava il giro della raccolta. Era impastato con due sole qualità di farina, quella tenera e quella dura. La fornaia provvedeva ad ammucchiare le fascine di legna nei pressi del forno e prelevava il pane dalle case. Essa si svegliava con il rintocco della campana che suonava l’Ave Maria e, snodando a memoria le prenotazioni ricevute il giorno prima, iniziava il giro di avvertimenti urlando “chi deve impastare?” : era questa la prima chiamata. Le case si illuminavano per la lavorazione dell’impasto. Era una fatica mescolare una trentina di chili di farina: le famiglie erano tutte numerose, il pane doveva durare una settimana, si preparavano sei o sette “panedde” da quattro chili. L’impasto veniva avvolto in una coperta. La fornaia ritornava al forno per accendere il fuoco. La bocca del forno era situata sulla parete di fondo con pavimentazione in chianche. La volta del forno era a mezzacupola. All’interno del forno c’erano le fascine di lentisco. La fornaia ritirava il pane preparato dalle case. Sulle panelle si era soliti fare un segno di croce. Quando la cottura terminava, la fornaia riportava nelle case del paese le tavole col pane fragrante.